venerdì 21 ottobre 2016
domenica 16 ottobre 2016
Continuando la carrellata dei miei allievi oggi vi presento
Pasquale De Cillis
E' un membro iscritto al Gruppo Sirio e partecipa attivamente alle iniziative ed alle manifestazioni organizzate da questa associazione milanese, in particolare ha seguito i miei corsi di ritratto e sull'impressionismo.
All'inizio era un po' impacciato, perché io ho rivoluzionato la sua pittura insegnandogli un metodo completamente diverso dal suo.
Infatti non preparava la tela e lavorava direttamente sul supporto bianco, inoltre non conosceva la tecnica della sovrapposizione in più stesure. Ma è una persona che ascolta e cerca di mettere in pratica.
questo è il suo primo lavoro
Avevo selezionato immagini che potessero avere gradi differenti di difficoltà di interpretazione applicando la tecnica impressionista, Pasquale ha scelto questo soggetto.
Qui ha potuto cimentarsi con la risoluzione di problemi come riflessi sull'acqua, il verde della vegetazione e la prospettiva aerea.
La difficoltà maggiore che ha riscontrato è stata quella di discostarsi dalla meticolosità della definizione dei vari elementi.
Infatti egli tende a riprendere in modo molto pignolo i contorni ed i colori delle figure perdendo la freschezza dell'insieme.
Il colore di un oggetto non è mai definito nell'impressionismo, ma risente dell'influenza dei colori degli oggetti immediatamente vicini, ci deve essere una " risonanza " degli stessi in tutto il quadro in modo che anche gli accostamenti più azzardati risultino in armonia.
Questo concetto non è di facile comprensione e quasi tutti gli allievi si sono dovuti scontrare e misurare con questa nuova concezione.
E' quindi stato piuttosto difficile per Pasquale dover rinunciare a tale precisione per imparare un metodo pittorico totalmente estraneo al proprio, sia appunto formale sia per l'uso dei colori.
Egli non era abituato ad usare pennellate di colori caldi e freddi accostati, tecnica che invece ha dovuto applicare perché il suo quadro potesse risultare naturale.
Questo il suo secondo lavoro
Questo soggetto è stato scelto da una sua fotografia.
Anche qui possiamo notare la sua tendenza alla descrizione troppo precisa dei particolari che in qualche modo sacrifica l'emozione. Il primo lavoro in questo senso mi sembra migliore.
Comunque sia sono sicura, nonostante le difficoltà, ( che per altro tutti gli allievi più o meno hanno riscontrato ), abbia imparato un nuovo modo nell'uso dei colori e nel metodo di svolgimento di un quadro con la tecnica ad olio.
L'anno scorso ha partecipato al mio corso sul ritratto e dopo un primo lavoro molto sofferto ha dimostrato di aver capito piuttosto bene l'insegnamento ricevuto sorprendendomi con questo
Il volto dei bambini è sempre più difficile da riprodurre in quanto non hanno segni particolari, inoltre non hanno un carattere definito, ma qui troviamo due occhi splendidi e curiosi del mondo. Anche i capelli sono risolti bene ed in modo disinvolto. Bravo De Cillis
martedì 11 ottobre 2016
Eccomi di nuovo per presentare una allieva ed amica:
ANGELA ARUTA
Grande appassionata d'arte ha iniziato il suo percorso da autodidatta, con tanti manuali d'uso, qualche corso serale di disegno presso la scuola del Castello a Milano e la visita assidua a moltissime mostre, prediligendo l'arte figurativa.
Dal 2011 si iscrive al GAR ( gruppo artistico Rosetum ), frequentando i corsi di acquerello con Valentino Pizzi e Luigi Zucchero. In seguito si cimenterà con la tecnica ad olio sotto la mia guida.
Ormai mi segue da diversi anni, dapprima con un corso base durato tre anni in cui ha imparato la tecnica della grisaglia ed in seguito diverse altre tecniche fra le quali il metodo del ritratto. L'anno scorso ha voluto riprendere lo studio del volto umano e quest'anno naturalmente non poteva mancare, amando moltissimo gli impressionisti.
Ed ecco il suo primo approccio con questa tecnica
Direi un buon risultato. Sono soddisfatta!
Angela viene dall'acquerello, una tecnica molto veloce ed immediata. La maggiore difficoltà che incontra nella pittura ad olio è la pazienza.
Lei vorrebbe vedere il quadro finito in una sola stesura.
Non che questo non si possa fare, ma ci vuole grande abilità e padronanza del pennello e dei colori, come ci insegnano i grandi pittori impressionisti.
Ma prima di riuscire ad arrivare a tale sintesi bisogna avere la pazienza di imparare a sovrapporre diverse stesure.
In questo lavoro la preparazione di base è stata fatta ad acquerello, sono seguite due stesure ad olio e qualche ritocco finale.
L'effetto della luminosità è stato creato usando in modo opportuno brevi pennellate di colori contrastanti accostate l'una all'altra, variandone la direzione e la grandezza.
Infatti non esistono contorni precisi che delineano i vari elementi che compongono il quadro, ma è proprio la diversa direzione della pennellata che descrive gli elementi.
Inoltre diminuendo man mano la grandezza della pennellata si crea l'effetto della lontananza pur mantenendo gli stessi forti accostamenti di colore.
Da notare l'uso parsimonioso del bianco che di per sè non è luce e le ombre " colorate ", come abbiamo imparato dalla tecnica impressionista.
Peccato che Angela non abbia potuto eseguire altri lavori, dal momento che ha
perso parecchie lezioni, ma vi presento comunque un lavoro eseguito nel corso di ritratto
L'anno scorso ho insegnato un metodo per eseguire il ritratto.
Ho scelto una bellissima fotografia di Anna Magnani, molto espressiva e ben contrastata, leggermente di tre quarti, in quanto è l'angolazione più semplice da
riprodurre.
Dice Angela:
Sono affascinata dal modo in cui Raffaella sa rendere i ritratti, tenendo conto che io sono assolutamente negata a ritrarre il volto umano e a renderne la somiglianza.
Devo dire che non è molto somigliante al soggetto, ma la cosa curiosa è che sembra più un autoritratto.
In effetti capita spesso di ritrarre inconsapevolmente qualcosa di sè, forse perchè noi stessi siamo la persona che conosciamo meglio e così, anche se i lineamenti non sono quelli di Angela quello che qui io vedo è la sua espressione, occhi penetranti, curiosa e dolce al tempo stesso.
Chissà! Forse questo dipinto le ha insegnato a conoscersi ancora meglio.
ANGELA ARUTA
Grande appassionata d'arte ha iniziato il suo percorso da autodidatta, con tanti manuali d'uso, qualche corso serale di disegno presso la scuola del Castello a Milano e la visita assidua a moltissime mostre, prediligendo l'arte figurativa.
Dal 2011 si iscrive al GAR ( gruppo artistico Rosetum ), frequentando i corsi di acquerello con Valentino Pizzi e Luigi Zucchero. In seguito si cimenterà con la tecnica ad olio sotto la mia guida.
Ormai mi segue da diversi anni, dapprima con un corso base durato tre anni in cui ha imparato la tecnica della grisaglia ed in seguito diverse altre tecniche fra le quali il metodo del ritratto. L'anno scorso ha voluto riprendere lo studio del volto umano e quest'anno naturalmente non poteva mancare, amando moltissimo gli impressionisti.
Ed ecco il suo primo approccio con questa tecnica
Direi un buon risultato. Sono soddisfatta!
Angela viene dall'acquerello, una tecnica molto veloce ed immediata. La maggiore difficoltà che incontra nella pittura ad olio è la pazienza.
Lei vorrebbe vedere il quadro finito in una sola stesura.
Non che questo non si possa fare, ma ci vuole grande abilità e padronanza del pennello e dei colori, come ci insegnano i grandi pittori impressionisti.
Ma prima di riuscire ad arrivare a tale sintesi bisogna avere la pazienza di imparare a sovrapporre diverse stesure.
In questo lavoro la preparazione di base è stata fatta ad acquerello, sono seguite due stesure ad olio e qualche ritocco finale.
L'effetto della luminosità è stato creato usando in modo opportuno brevi pennellate di colori contrastanti accostate l'una all'altra, variandone la direzione e la grandezza.
Infatti non esistono contorni precisi che delineano i vari elementi che compongono il quadro, ma è proprio la diversa direzione della pennellata che descrive gli elementi.
Inoltre diminuendo man mano la grandezza della pennellata si crea l'effetto della lontananza pur mantenendo gli stessi forti accostamenti di colore.
Da notare l'uso parsimonioso del bianco che di per sè non è luce e le ombre " colorate ", come abbiamo imparato dalla tecnica impressionista.
Peccato che Angela non abbia potuto eseguire altri lavori, dal momento che ha
perso parecchie lezioni, ma vi presento comunque un lavoro eseguito nel corso di ritratto
L'anno scorso ho insegnato un metodo per eseguire il ritratto.
Ho scelto una bellissima fotografia di Anna Magnani, molto espressiva e ben contrastata, leggermente di tre quarti, in quanto è l'angolazione più semplice da
riprodurre.
Dice Angela:
Sono affascinata dal modo in cui Raffaella sa rendere i ritratti, tenendo conto che io sono assolutamente negata a ritrarre il volto umano e a renderne la somiglianza.
Devo dire che non è molto somigliante al soggetto, ma la cosa curiosa è che sembra più un autoritratto.
In effetti capita spesso di ritrarre inconsapevolmente qualcosa di sè, forse perchè noi stessi siamo la persona che conosciamo meglio e così, anche se i lineamenti non sono quelli di Angela quello che qui io vedo è la sua espressione, occhi penetranti, curiosa e dolce al tempo stesso.
Chissà! Forse questo dipinto le ha insegnato a conoscersi ancora meglio.
sabato 8 ottobre 2016
presentazione allievi corso impressionismo
Il Gruppo Artistico Sirio mi richiede da tempo di organizzare dei corsi di pittura Monotematici della durata di circa 10 incontri presso i locali della prestigiosa sede di Villa Scheibler in Via Orsini 21 a Milano. Queste iniziative raccolgono sempre molti consensi e adesioni.
L’anno scorso il tema prescelto è stato il Ritratto ad olio. Soggetto di partenza una splendida foto di Anna Magnani, piena di espressività e chiaro scuri. Quest’anno la richiesta prevalente è stata per la Tecnica della Pittura Impressionista.
Come d’abitudine ho fatto precedere le lezioni pratiche con degli incontri teorici durante i quali ho sviluppato una presentazione estremamente completa del movimento pittorico, illustrando e commentando innumerevoli dipinti. A seguire il riepilogo delle caratteristiche tecniche di questa famosissima corrente artistica a cui bisogna attenersi per l’esecuzione corretta di un’opera, in particolare la scelta del soggetto, la modalità di esecuzione, la scelta e l’uso del colore e il tipo di pennellata. Gli otto iscritti, Maria Celeste Andreoni, Angela Aruta, Pasquale De Cillis, Gabriella Ferrario, Bianca Frigerio, Giancarlo Luini, Linda Magnani e Clara Zurlo, si sono cimentati in più di un’opera, prendendo spunto sia dalle immagini che ho messo loro a disposizione sia da soggetti ricercati personalmente. Sicuramente apprezzabili gli sforzi e i risultati di ciascuno. Ho condiviso con i partecipanti suggerimenti in merito alla scelta della tela adeguata, alla sua preparazione ed ai colori essenziali da prediligere in questo tipo di esecuzione.
Dopo la pausa estiva, ed in previsione della mostra del 26 e 27 novembre a Milano presso Villa Sheibler dove esporranno proprio gli allievi, credo sia interessante presentarveli uno ad uno in ordine alfabetico.
Dopo la pausa estiva, ed in previsione della mostra del 26 e 27 novembre a Milano presso Villa Sheibler dove esporranno proprio gli allievi, credo sia interessante presentarveli uno ad uno in ordine alfabetico.
Maria Celeste Andreoni
Da sempre interessata all'arte, negli ultimi anni, ho coltivato questa passione cominciando a dipingere da auto didatta.
Ultimamente sto affinando la mia tecnica artistica, sotto la guida di Pinna Raffaella, frequentando anche i laboratori del C.A.M.
I miei primi lavori sono stati ad acquerello, poi mi sono avvicinata anche alla tecnica ad olio e ad acrilico.
Membro iscritto al Gruppo Sirio, partecipo attivamente alle manifestazioni ed ai concorsi organizzati dall'Associazione.
Maria Celeste ha già partecipato a due corsi tenuti da me, il primo che posso chiamare " base " in cui ho insegnato vari metodi usati per la pittura ad olio, fra i quali la tecnica della grisaglia, ed il secondo corso sul ritratto.Valutando che gli insegnamenti precedenti gli sono stati molto utili ha quindi deciso di partecipare cimentandosi con la tecnica dell'impressionismo.
Ed ecco il suo primo lavoro
Celeste tende ad essere molto parsimoniosa nello stendere l'impasto, quasi ad avvicinarsi all'acquerello, la sua pennellata è fluida, non ci sono linee marcate e precise e questo fa sì che tutto si muove e prende vita. Dopo aver preparato la tela " sporcandola " con colori neutri, per intenderci con bianco, giallo di Napoli, giallo di Napoli rossastro e terra di Siena, ha cominciato a sovrapporre colori facendo particolare attenzione ad accostare i complementari. La scelta del soggetto - tratto liberamente da una foto - si è basata sulla semplicità delle linee giocando tutto sull'emozione del colore. Direi che il risultato è abbastanza buono, considerato la sua tendenza alla meticolosità dalla quale ha dovuto scostarsi con grande sforzo. Poteva essere migliorato azzurrando e schiarendo i colori verso la linea d'orizzonte applicando meglio la prospettiva aerea.
Il secondo lavoro:
Anche in questo caso il soggetto è tratto da una fotografia. Qui Celeste è riuscita a rendere più profondità usando colori più scuri e maggiormente contrastati in primo piano, schiarendoli gradatamente in lontananza pur mantenendo il principio dei contrasti con colori complementari.
il terzo ed ultimo lavoro:
Nel risolvere questo quadro la pittrice ha trovato diverse difficoltà. Innanzitutto non si era mai cimentata con un soggetto marino ed anche se il disegno è pressochè inesistente la difficoltà stava nel capire la direzione delle onde, i colori che andavano usati e la resa della roccia. Ci sono volute diverse stesure per arrivare al risultato che in ogni caso mi sembra molto interessante. L'unica critica che posso fare è l'orizzonte che va sistemato nel colore, in quanto nonostante sia dritto, presenta dei punti più chiari e più scuri che lo fanno sembrare convesso. Per quanto riguarda la roccia eliminerei quella salita finale quasi verticale. Quindi la farei digradare più dolcemente aggiungendo un pochino di cielo.
Per concludere posso dire di essere soddisfatta del lavoro di Maria Celeste Andreoni, dal momento che è riuscita a percepire il mondo dell'impressionismo cercando di esprimere l'emozione.
mercoledì 29 giugno 2016
A proposito di Impressionismo
Mi sono molto appassionata a preparare uno studio
approfondito sugli Impressionisti, nonostante la mia pittura possa sembrare così
diversa, ma in effetti molto del mio uso del colore deriva proprio da questa
corrente pittorica. Ho utilizzato per la prima volta la
mia ricerca , suddivisa in tre lezioni teoriche , ad integrazione dei miei
corsi di pittura che svolgo abitualmente presso l’Associazione Artistica
Rosetum. Il successo non è mancato e, con il
passaparola, anche l’Associazione Artistica Sirio mi ha chiesto di riproporre l’argomento,
organizzando un corso di pittura monotematico sulla tecnica pittorica degli Impressionisti. Il corso si è articolato in dieci lezioni e si
è svolto presso i locali di Villa
Scheibler. Mi sembra interessante divulgare una
breve sintesi del mio lavoro da dedicare
a chi non ha potuto partecipare di persona e
in un prossimo articolo dare giusto spazio ai lavori dei miei allievi.
Ecco la sintesi :
Approfondiamo qualche
dettaglio tecnico:
Ecco le nuvole nei quadri di Constable ,
non più bianche e azzurre, ma rinate nei gialli, nei verdi, nei rossi presenti
nel resto del quadro, e solo così si “muovono”.
Non dimentichiamoci di quanto fu fortissimo in questi pittori l'interesse per l'illusione ottica e per lo studio della luce. Rousseau e Daubigny arrivano a dipingere gli stessi soggetti in ore e condizioni di luce diverse. L’utilizzo del colore nero viene bandito. I massimi scuri si ottengono con blu e bruni caldi a contrasto. Non esiste il nero assoluto in natura e nemmeno il bianco. Infatti le massime luci sono ottenute da gialli chiarissimi, come è evidentissimo nei quadri di Gustave Courbet e del suo movimento denominato rèalisme.
Manet ribalta completamente il modo di esprimere in pittura le luci e le ombre. Create prima di allora “a tavolino” negli atelier con l’utilizzo di luce artificiale e quindi applicate convenzionalmente anche ai paesaggi, Manet dimostrerà che all'aria aperta non è possibile cogliere le gradazioni di passaggio tra la luce e l'ombra, i contrasti sono netti, le parti illuminate sono molto più brillanti che non in studio ed anche le ombre non sono così uniformemente grigie o nere dato che subiscono il riverbero degli oggetti circostanti, quindi risultano più colorate. Nessuno fino agli impressionisti aveva messo in discussione la credenza per cui ogni oggetto ha nella natura quella forma e quel colore definito e determinato.
Manet ed i suoi seguaci contestarono questo preconcetto scoprendo che, guardando la natura, non vediamo oggetti definiti ciascuno con il proprio colore, ma una mescolanza di toni che si fondono nel nostro occhio. Un albero dunque non sarà rappresentato in verde ma subirà l'effetto di molti colori, compresi quelli dello spazio e degli oggetti circostanti.

Georges Seurat affrontava il problema scientificamente. Servendosi dei sistemi degli impressionisti come punto si partenza, studiò la teoria ottico-scientifica dei colori e dipinse i suoi quadri come fossero mosaici cioè attraverso piccoli punti di colori puri. Così facendo i colori si sarebbero fusi nella retina senza perdere di intensità e luminosità.Il puntinismo, questa era la sua tecnica, evitava ogni contorno disperdendo le forme in superfici composte di punti multicolori, il che comprometteva la leggibilità del quadro. Questo lo portò a semplificare e stilizzare le forme. Un ruolo fondamentale è dato anche allo spessore della pasta. Senza questo spessore che dà movimento e volume al colore non si otterrebbe la stessa lucentezza.
Il secondo motivo accattivante
di questa corrente artistica è il SENSO DI IMMEDIATEZZA che trapela da queste opere. Sono quasi sempre opere che si
offrono a noi con concetti di facile comprensione: la luce e il sole di un
pomeriggio estivo, uno scorcio di Parigi, un riverbero nell’acqua , una veduta
della campagna contadina che ci circonda , gli alberi, i covoni di fieno, la
sinuosità di un corpo femminile. Siamo tornati al paesaggio, ed è un paesaggio gioioso che vuole celebrare la vita come
qualcosa di piacevole e festoso, e dove anche lo sfondo è protagonista . Solo
più avanti, in quella che viene definita la corrente post impressionista o
espressionista , rappresentata da Van Gogh, Gauguin e Munch , questa
pittura acquisterà una potente carica di
drammaticità e dolore penetrando nei segreti più profondi dell’animo
umano.Gli impressionisti hanno bandito il
concetto di “effetto” pittorico. A noi spettatori viene offerta l’esperienza
soggettiva del pittore che osserva l’effetto e quindi la sua interpretazione
emotiva in quel preciso momento. Era del resto inevitabile questo
capovolgimento radicale di interpretazione. La scoperta della macchina
fotografica svuota di significato la rappresentazione realistica della
realtà , l’arte non può più riprodurre immagini ma deve comunicare, cosa….. una
rappresentazione emozionale , una vibrazione cromatica che innesti,
amplificandolo, un ricordo sensoriale.Il talento di questi pittori, che
tanto dovettero applicarsi allo studio della luce, sta nel cogliere l’effetto
luminoso nell’istante in cui si trasforma in impressione. E più il risultato è
raggiunto , maggiore risulta la gratificazione di chi osserva, che riesce a far
proprio e a potenziare questo processo selettivo di osservazione della natura.
La grande novità dell’impressionismo è proprio la creazione di uno specifico linguaggio pittorico che abbatta i canoni oggettivamente riconosciuti di rappresentazione del reale, per essere definitivamente sostituita “cogliendo l’attimo”. Quello che i pittori ci offrono non è più uno stereotipo costruito ma un fermo immagine.Svolta di non poco conto se si pensa che tutta l’esperienza culturale e artistica occidentale era basata su questo caposaldo, il perfetto naturalismo. E ben poco spazio di manovra avevano avuto nei secoli i pittori, al servizio di mecenati che commissionavano per se’ soggetti religiosi, ritratti e decori per le proprie dimore. Sicuramente il lavoro di questi “accademici” offriva loro maggiore continuità e garanzie. Ma il progresso non si può fermare, nascono la fotografia, il cinema , le nuove tecniche di riproduzione a stampa . E paradossalmente in una nuova civiltà di immagini la pittura si ritrova in un ruolo nettamente marginale. La rivoluzione Francese stessa ha radicalmente modificato le condizioni di vita e di lavoro degli artisti. I giovani pittori impressionisti hanno meno certezze di sostentamento di vita, risentono immediatamente dell’influenza del romanticismo e della cultura giapponese e sono pervasi dal desiderio di riuscire a esprimere la propria individualità. Parigi e Monmatre sono il fulcro di questo fermento .E dunque da questo momento in poi l’arte attiva il suo processo di cambiamento, non la riproduzione ma la comunicazione. Gli impressionisti ne preparano le basi dal punto di vista tecnico , il periodo successivo nel preparerà i contenuti. Per arrivare alle correnti più contemporanee, dove l’arte serve a mettere in comunicazione due soggetti, l’artista e lo spettatore, utilizzando una forma che può anche non riprodurre la realtà visibile. Le rivoluzioni a seguire saranno globali, espressionismo, cubismo, futurismo, surrealismo e astrattismo.
E, per chi, nella sua tavolozza, si
sente un po’ Impressionista e vuole provarne il fascino,, cosa suggerire:
Riassumiamo la tecnica:
Scelta del soggetto:
Vedute di paesaggi, case e strade di campagna, marine o paesaggi fluviali in cui i riflessi di luce, sia dell'acqua, ma anche di un bosco piuttosto che di una strada siano l'elemento di maggiore interesse.Qualunque sia la scelta, anche laddove vi siano figure, deve essere in piena luce
Esecuzione:
Alla prima, cioè senza preparazione della tela o al massimo una preparazione sui toni neutri possibilmente non uniforme.L'esecuzione deve essere molto veloce, senza preoccupazioni di definire con precisione i particolari ed i contorni. La forma ed il disegno devono essere subordinati al colore.La prima impressione è quella che conta, non ci devono essere ripensamenti. Possibilmente va fatta una sola stesura e le eventuali sovrapposizioni andranno eseguite durante questa fase. Solo se si dovranno rafforzare alcune luci od ombre si potrà dare in seguito qualche pennellata di ritocco, ma sempre con grande economia.
Scelta dei colori:
eliminazione del nero, dei bruni scuri e dell'ocra per dare spazio ai colori primari e derivati di essi
Uso del colore:
Evitare le mescole dove possibile, accostare i colori complementari nei contrasti di luci e ombre le quali saranno del colore complementare a quello dell'oggetto che le proietta.
Pennellata:
La pennellata deve essere sciolta, veloce, formata da brevi tratti di colori diversi accostati, non mescolati. E' anche possibile, anzi preferibile diversificare il tipo di pennellata rispetto a quello che si deve dipingere
Non dimentichiamoci di quanto fu fortissimo in questi pittori l'interesse per l'illusione ottica e per lo studio della luce. Rousseau e Daubigny arrivano a dipingere gli stessi soggetti in ore e condizioni di luce diverse. L’utilizzo del colore nero viene bandito. I massimi scuri si ottengono con blu e bruni caldi a contrasto. Non esiste il nero assoluto in natura e nemmeno il bianco. Infatti le massime luci sono ottenute da gialli chiarissimi, come è evidentissimo nei quadri di Gustave Courbet e del suo movimento denominato rèalisme.
Manet ribalta completamente il modo di esprimere in pittura le luci e le ombre. Create prima di allora “a tavolino” negli atelier con l’utilizzo di luce artificiale e quindi applicate convenzionalmente anche ai paesaggi, Manet dimostrerà che all'aria aperta non è possibile cogliere le gradazioni di passaggio tra la luce e l'ombra, i contrasti sono netti, le parti illuminate sono molto più brillanti che non in studio ed anche le ombre non sono così uniformemente grigie o nere dato che subiscono il riverbero degli oggetti circostanti, quindi risultano più colorate. Nessuno fino agli impressionisti aveva messo in discussione la credenza per cui ogni oggetto ha nella natura quella forma e quel colore definito e determinato.
Manet ed i suoi seguaci contestarono questo preconcetto scoprendo che, guardando la natura, non vediamo oggetti definiti ciascuno con il proprio colore, ma una mescolanza di toni che si fondono nel nostro occhio. Un albero dunque non sarà rappresentato in verde ma subirà l'effetto di molti colori, compresi quelli dello spazio e degli oggetti circostanti.
Pur intenti nei problemi di
autorealizzazione artistica, gli Impressionisti approfondirono con attenzione
le nuove scoperte scientifiche dell’epoca, in particolare nel campo
dell'ottica, della composizione dei colori e della struttura della luce, come
lo spettro cromatico di Bunsen e Kirchoff ( 1855
circa). Lo scienziato più vicino alle teorie
impressionistiche sul colore fu il chimico Chevreul, che iniziò lo studio delle
armonie cromatiche. La tesi centrale era che i colori
contigui s'influenzavano e modificavano reciprocamente. Viene osservato che ogni colore,
visto da solo, è circondato da una debole aureola del suo complementare, per
cui una macchia rossa su un supporto bianco avrebbe tinto di verde lo sfondo, (
fenomeno oggi noto come " persistenza negativa dell'immagine). Fu proprio questa teoria che
portò gli Impressionisti a dare all'ombra il colore complementare di quello
dell'oggetto che la proietta, ed a sovrapporre i colori sulla tela perchè fosse
l'occhio a fonderli, creando così tonalità più intense di quelle ottenibili con la
mescola sulla tavolozza. Gli impressionisti sfruttarono anche
la scoperta che i colori complementari affiancati, se usati su ampie zone ,
s'intensificano reciprocamente, mentre se usati su scala ridotta, guardandoli ad una certa distanza ,
si fonderanno dandoci toni che tendono al neutro. Anche i primi esperimenti
fotografici inflenzarono i pittori. Le prime fotografie su lastre presentano
una sfocatura dovuta al movimento del soggetto, quest'effetto chiamato "
alone "dissolve la purezza dei profili e suggerisce, come vediamo negli
impressionisti, il senso del movimento. Per seguire e sviluppare le nuove
teorie Claude Monet si era fatto adattare a studio una barca in modo da
osservare e dipingere gli effetti dell'acqua direttamente sul fiume. Egli capì che la natura muta ad ogni
istante della giornata, man mano che una nuvola oscura il sole o il vento
increspa l'acqua. Così, volendo fermare l'attimo, non ha tempo di mescolare o
armonizzare i colori, e tanto meno di stenderli a strati su un fondo marrone
come facevano gli antichi maestri. Deve fissarli subito sulla tela con rapide
pennellate, non curandone i particolari ma badando solo all'effetto d'insieme. I pittori nel passato
sceglievano angoli di natura "pittoreschi". Qui invece tutto viene
subordinato agli effetti della luce e dell'atmosfera che viene creata. Un nuovo senso di libertà e di
espressione da all'artista un'immensità di soggetti.
Dovunque il pittore scoprisse una
bella combinazione di toni, una configurazione interessante di colori e di
forme, un gioco di macchie di sole e d'ombra , questo e solo questo poteva
diventare il soggetto per un quadro. Tutti i vecchi pregiudizi del soggetto
dignitoso, della composizione equilibrata e del disegno esatto erano
accantonati .La battaglia degli impressionisti divenne un mito per tutti gli
artisti innovatori in quanto dopo almeno trent'anni di incomprensione alla fine
il trionfo dell'impressionismo fu completo.
E ancora Manet, nei Selciatori in rue de Berne, risolve le ombre non con colori scuri, come ci si aspetterebbe, ma con dei violetti chiari in contrasto al giallo. Il giallo è un colore caldo e quindi dà l'effetto della luce, il viola è freddo, e complementare al giallo, quindi anche se è chiaro dà l'effetto delle ombre. Inoltre, lo stesso lilla viene usato per risolvere la lontananza. Geniale, vero? Stesso procedimento per Monet – I covoni. La luce è gialla, colore caldo, le ombre sono violacee, colore freddo. Giallo e viola sono gli unici complementari la cui percezione è quella di luce-ombra, probabilmente perchè sono i più lontani nello spettro. L'osservazione della natura en plein air fece scoprire agli Impressionisti che le ombre sono colorate rivoluzionando il concetto del tono su tono utilizzato sino ad allora. E …. il dipingere di getto ?? Non sono numerosissimi, nonostante si ritenga il contrario, i dipinti impressionisti realizzati “alla prima”, di getto, in una sola seduta. Le opere venivano impostate, lasciate parzialmente asciugare, dotate di una seconda o terza stesura e, infine, generalmente rifinite in studio per adattare la pittura ad un ambiente chiuso, in cui il quadro sarebbe stato fruito. Gli impressionisti hanno completamente abbandonato i tre principi illusori dei pittori accademici e cioè: linea, prospettiva secondo uno schema teorico e illuminazione artificiale. Gli impressionisti arrivano alle linee vive e vere, non strutturate in forme geometriche, ma formate da migliaia di tocchi irregolari che, a distanza, ricreano prospettiva e profondità.
E ancora Manet, nei Selciatori in rue de Berne, risolve le ombre non con colori scuri, come ci si aspetterebbe, ma con dei violetti chiari in contrasto al giallo. Il giallo è un colore caldo e quindi dà l'effetto della luce, il viola è freddo, e complementare al giallo, quindi anche se è chiaro dà l'effetto delle ombre. Inoltre, lo stesso lilla viene usato per risolvere la lontananza. Geniale, vero? Stesso procedimento per Monet – I covoni. La luce è gialla, colore caldo, le ombre sono violacee, colore freddo. Giallo e viola sono gli unici complementari la cui percezione è quella di luce-ombra, probabilmente perchè sono i più lontani nello spettro. L'osservazione della natura en plein air fece scoprire agli Impressionisti che le ombre sono colorate rivoluzionando il concetto del tono su tono utilizzato sino ad allora. E …. il dipingere di getto ?? Non sono numerosissimi, nonostante si ritenga il contrario, i dipinti impressionisti realizzati “alla prima”, di getto, in una sola seduta. Le opere venivano impostate, lasciate parzialmente asciugare, dotate di una seconda o terza stesura e, infine, generalmente rifinite in studio per adattare la pittura ad un ambiente chiuso, in cui il quadro sarebbe stato fruito. Gli impressionisti hanno completamente abbandonato i tre principi illusori dei pittori accademici e cioè: linea, prospettiva secondo uno schema teorico e illuminazione artificiale. Gli impressionisti arrivano alle linee vive e vere, non strutturate in forme geometriche, ma formate da migliaia di tocchi irregolari che, a distanza, ricreano prospettiva e profondità.
Georges Seurat affrontava il problema scientificamente. Servendosi dei sistemi degli impressionisti come punto si partenza, studiò la teoria ottico-scientifica dei colori e dipinse i suoi quadri come fossero mosaici cioè attraverso piccoli punti di colori puri. Così facendo i colori si sarebbero fusi nella retina senza perdere di intensità e luminosità.Il puntinismo, questa era la sua tecnica, evitava ogni contorno disperdendo le forme in superfici composte di punti multicolori, il che comprometteva la leggibilità del quadro. Questo lo portò a semplificare e stilizzare le forme. Un ruolo fondamentale è dato anche allo spessore della pasta. Senza questo spessore che dà movimento e volume al colore non si otterrebbe la stessa lucentezza.
La grande novità dell’impressionismo è proprio la creazione di uno specifico linguaggio pittorico che abbatta i canoni oggettivamente riconosciuti di rappresentazione del reale, per essere definitivamente sostituita “cogliendo l’attimo”. Quello che i pittori ci offrono non è più uno stereotipo costruito ma un fermo immagine.Svolta di non poco conto se si pensa che tutta l’esperienza culturale e artistica occidentale era basata su questo caposaldo, il perfetto naturalismo. E ben poco spazio di manovra avevano avuto nei secoli i pittori, al servizio di mecenati che commissionavano per se’ soggetti religiosi, ritratti e decori per le proprie dimore. Sicuramente il lavoro di questi “accademici” offriva loro maggiore continuità e garanzie. Ma il progresso non si può fermare, nascono la fotografia, il cinema , le nuove tecniche di riproduzione a stampa . E paradossalmente in una nuova civiltà di immagini la pittura si ritrova in un ruolo nettamente marginale. La rivoluzione Francese stessa ha radicalmente modificato le condizioni di vita e di lavoro degli artisti. I giovani pittori impressionisti hanno meno certezze di sostentamento di vita, risentono immediatamente dell’influenza del romanticismo e della cultura giapponese e sono pervasi dal desiderio di riuscire a esprimere la propria individualità. Parigi e Monmatre sono il fulcro di questo fermento .E dunque da questo momento in poi l’arte attiva il suo processo di cambiamento, non la riproduzione ma la comunicazione. Gli impressionisti ne preparano le basi dal punto di vista tecnico , il periodo successivo nel preparerà i contenuti. Per arrivare alle correnti più contemporanee, dove l’arte serve a mettere in comunicazione due soggetti, l’artista e lo spettatore, utilizzando una forma che può anche non riprodurre la realtà visibile. Le rivoluzioni a seguire saranno globali, espressionismo, cubismo, futurismo, surrealismo e astrattismo.
IN CONCLUSIONE .....questi
quadri li amavamo tanto prima e adesso……. ancora di più? Questa breve riflessione può
generare il desiderio di rivedere i dipinti impressionisti con un occhio
più attento e preparato ? Spero proprio di sì, a me è successo!
Riassumiamo la tecnica:
Scelta del soggetto:
Vedute di paesaggi, case e strade di campagna, marine o paesaggi fluviali in cui i riflessi di luce, sia dell'acqua, ma anche di un bosco piuttosto che di una strada siano l'elemento di maggiore interesse.Qualunque sia la scelta, anche laddove vi siano figure, deve essere in piena luce
Esecuzione:
Alla prima, cioè senza preparazione della tela o al massimo una preparazione sui toni neutri possibilmente non uniforme.L'esecuzione deve essere molto veloce, senza preoccupazioni di definire con precisione i particolari ed i contorni. La forma ed il disegno devono essere subordinati al colore.La prima impressione è quella che conta, non ci devono essere ripensamenti. Possibilmente va fatta una sola stesura e le eventuali sovrapposizioni andranno eseguite durante questa fase. Solo se si dovranno rafforzare alcune luci od ombre si potrà dare in seguito qualche pennellata di ritocco, ma sempre con grande economia.
Scelta dei colori:
eliminazione del nero, dei bruni scuri e dell'ocra per dare spazio ai colori primari e derivati di essi
Uso del colore:
Evitare le mescole dove possibile, accostare i colori complementari nei contrasti di luci e ombre le quali saranno del colore complementare a quello dell'oggetto che le proietta.
Pennellata:
La pennellata deve essere sciolta, veloce, formata da brevi tratti di colori diversi accostati, non mescolati. E' anche possibile, anzi preferibile diversificare il tipo di pennellata rispetto a quello che si deve dipingere
Quindi…..per i pittori che
desiderano cimentarsi in questa avventura……
BUON LAVORO !!
mercoledì 28 ottobre 2015
martedì 26 maggio 2015
Concorso di Pittura a Soncino
In occasione del 50° anno dalla fondazione del G.A.R. gruppo artistico Rosetum di Milano, è stata organizzata una bella festa nel bellissimo borgo di Soncino.
In questa occasione si è tenuta una mostra-concorso nel famoso castello.
I nostri quadri dovevano essere ispirati proprio alle bellezze di questo paese.
Ho pensato di fare una veduta dall'alto del borgo rifacendomi alla ben più nota corrente futurista chiamata AEROPITTURA, cioè visione dall'aereo.
Ma poi mancava qualcosa...Sì mancava il punto di vista.
Allora ho pensato di essere un'anatra che insieme ad altre sorvola la campagna.
Ed ecco il mio quadro
Titolo: Anatre volano sopra Soncino
Misura: 80cm x 70cm
Tecnica: olio su tavola di faggio
Con mia grande sorpresa ho vinto il Primo Premio.
Sono stata particolarmente soddisfatta di questo riconoscimento per due motivi:
il primo è che la giuria non conosceva i pittori partecipanti ed era stata scelta in loco, quindi il giudizio è stato imparziale e sincero.
Il secondo motivo è che questo quadro non è di immediata lettura, come del resto lo sono sempre i miei quadri, ma obbliga lo spettatore a fare uno sforzo di creatività partecipativa.
E questa è la foto che ritrae i primi tre classificati
In questa occasione si è tenuta una mostra-concorso nel famoso castello.
I nostri quadri dovevano essere ispirati proprio alle bellezze di questo paese.
Ho pensato di fare una veduta dall'alto del borgo rifacendomi alla ben più nota corrente futurista chiamata AEROPITTURA, cioè visione dall'aereo.
Ma poi mancava qualcosa...Sì mancava il punto di vista.
Allora ho pensato di essere un'anatra che insieme ad altre sorvola la campagna.
Ed ecco il mio quadro
Misura: 80cm x 70cm
Tecnica: olio su tavola di faggio
Con mia grande sorpresa ho vinto il Primo Premio.
Sono stata particolarmente soddisfatta di questo riconoscimento per due motivi:
il primo è che la giuria non conosceva i pittori partecipanti ed era stata scelta in loco, quindi il giudizio è stato imparziale e sincero.
Il secondo motivo è che questo quadro non è di immediata lettura, come del resto lo sono sempre i miei quadri, ma obbliga lo spettatore a fare uno sforzo di creatività partecipativa.
E questa è la foto che ritrae i primi tre classificati
lunedì 24 novembre 2014
Milano Expo 2015 - un quadro per riflettere
Buongiorno a tutti.
Vorrei spiegarvi il mio ultimo lavoro.
Sono una veterana del Gruppo Artistico Rosetum. Iscritta dal 1976 partecipo sempre volentieri e con entusiasmo ad una serata che è ormai nella tradizione del gruppo, ovvero la serata a tema.
In breve:
il consiglio del G:A:R: organizza ogni venerdì serate diverse fra le quali, con la frequenza di una al mese, quella dedicata ad un tema preciso, stabilito dal consiglio stesso e sul cui tema noi pittori realizziamo il nostro quadro.
Ebbene, il tema era: Apparecchiamo l'expo 2015.
Bene! Non aspettavo altro!
Dovete sapere che da quando a Milano hanno cominciato i lavori per l'Expo ne ho viste di tutti i colori, fra cantieri aperti e lasciati a metà, per non parlare del traffico caotico ed estenuante. Una situazione veramente esasperante che si protrae da più di due anni a questa parte.
Tanto per cominciare...partiamo dal titolo
NUTRIRE IL PIANETA
Io dico: una gran bella ipocrisia! Chiedo scusa a chi invece approva, ma questa è la mia sincera opinione.
Così dovendo esprimere con un'immagine il mio pensiero è uscito, in perfetto stile DADA, questo:
Comunque la pensiate... UNA BELLA PROVOCAZIONE, credo.
Una tovaglia bianca, pulita, apparecchiata per due piatti, strappata in due. Da un lato nel piatto c'è un diagramma a torta ( penso non ci sia bisogno di spiegare l'allusione ), dall'altra nel piatto c'è un bambino nero, denutrito.
Senza dubbio è un immagine forte, volutamente provocatoria, perchè anche se non vogliamo vedere, nè ammetterlo, noi popoli occidentali, ( un terzo del mondo ), ci stiamo mangiando le risorse di tutto il pianeta.
Non vi dico le reazioni quando gli altri del gruppo lo hanno visto! Le avevo già messe in conto ed ero preparata. Ma... andiamo con ordine.
Dietro alla tovaglia lo strappo fa intravedere quello che sta sotto.
due personaggi anonimi ( dei quali ho disegnato la silouette ), incravattati, distinti uomini di affari si danno la mano in segno di accordo e, per chi lo vuole vedere, allude anche alla mafia.
Sotto le reti rosse dei lavori in corso si intravede la parola Speculation ed altre come Disadvanteges e Derivative, a fianco un murales di protesta dove sta scritto Cantiere. Tutto questo è stato dipinto su un pezzo di carta stampato che rappresentano diagrammi borsistici.
Infatti in alto a sinistra è disegnata l'insegna di piazza affari.
Sempre dipinto in trasparenza sui diagrammi c'è il Castello Sforzesco, deturpato da costruzioni a piramide che prepotentemente incombono in primo piano, come se volessero farlo arretrare ed allo stesso tempo oscurarne la bellezza.
Forse un allusione al passato e alle nostre tradizioni ormai obsolete?
A destra a fianco del Castello il grattacielo si staglia cercando di raggiungere il sole, conquista ed emulazione di progresso, ma solo quello tecnologico.
Quello vero, quello che dovrebbe veramente essere l'emancipazione dell'uomo, quello per il quale tutta l'umanità rispetta il pianeta dandoci la possibilità di avere diritto TUTTI al cibo ed all'acqua, quello... quello deve ancora venire!
Forse non lo vedrò mai.
Ecco perchè parlo di ipocrisia.
Nutriamo il pianeta... voi ci credete?
Ci credete che porterà posti di lavoro?
Ci credete che Expo sia una buona opportunità?
Certo, forse poteva esserlo, ma da quello che sento e vedo è ancora un modo per i pochi, potenti e sopra tutto sempre quelli di accumulare soldi e potere.
Perciò, scusate, io non ci credo!
Dicevo prima... ero assolutamente cosciente della provocazione ed infatti quando è stato il momento di commentare il mio quadro è venuto fuori di tutto.
C'è chi si è indignato e mi ha accusato di essere sadica. Ma come ti è potuta venire in mente un'idea simile? Qualcuno mi ha detto ed io ho risposto: E' quello che in realtà facciamo tutti i giorni, i tre quarti del mondo che soffre la fame lo abbiamo creato noi, e ancora ce lo stiamo mangiando.
Altri hanno invece capito e si sono solo limitati a commentare la realizzazione, dicendomi che magari sarebbe bastata solo la silouette del bambino per far capire comunque il sigificato.
Beh, io la vedo così, e non cambierei di una pennelata o colore quello che ho fatto.
Comunque sia volevo provocare per fare e farmi riflettere a quanto pare ci sono riuscita.
Vorrei spiegarvi il mio ultimo lavoro.
Sono una veterana del Gruppo Artistico Rosetum. Iscritta dal 1976 partecipo sempre volentieri e con entusiasmo ad una serata che è ormai nella tradizione del gruppo, ovvero la serata a tema.
In breve:
il consiglio del G:A:R: organizza ogni venerdì serate diverse fra le quali, con la frequenza di una al mese, quella dedicata ad un tema preciso, stabilito dal consiglio stesso e sul cui tema noi pittori realizziamo il nostro quadro.
Ebbene, il tema era: Apparecchiamo l'expo 2015.
Bene! Non aspettavo altro!
Dovete sapere che da quando a Milano hanno cominciato i lavori per l'Expo ne ho viste di tutti i colori, fra cantieri aperti e lasciati a metà, per non parlare del traffico caotico ed estenuante. Una situazione veramente esasperante che si protrae da più di due anni a questa parte.
Tanto per cominciare...partiamo dal titolo
NUTRIRE IL PIANETA
Io dico: una gran bella ipocrisia! Chiedo scusa a chi invece approva, ma questa è la mia sincera opinione.
Così dovendo esprimere con un'immagine il mio pensiero è uscito, in perfetto stile DADA, questo:
Comunque la pensiate... UNA BELLA PROVOCAZIONE, credo.
Una tovaglia bianca, pulita, apparecchiata per due piatti, strappata in due. Da un lato nel piatto c'è un diagramma a torta ( penso non ci sia bisogno di spiegare l'allusione ), dall'altra nel piatto c'è un bambino nero, denutrito.
Senza dubbio è un immagine forte, volutamente provocatoria, perchè anche se non vogliamo vedere, nè ammetterlo, noi popoli occidentali, ( un terzo del mondo ), ci stiamo mangiando le risorse di tutto il pianeta.
Non vi dico le reazioni quando gli altri del gruppo lo hanno visto! Le avevo già messe in conto ed ero preparata. Ma... andiamo con ordine.
Dietro alla tovaglia lo strappo fa intravedere quello che sta sotto.
due personaggi anonimi ( dei quali ho disegnato la silouette ), incravattati, distinti uomini di affari si danno la mano in segno di accordo e, per chi lo vuole vedere, allude anche alla mafia.
Sotto le reti rosse dei lavori in corso si intravede la parola Speculation ed altre come Disadvanteges e Derivative, a fianco un murales di protesta dove sta scritto Cantiere. Tutto questo è stato dipinto su un pezzo di carta stampato che rappresentano diagrammi borsistici.
Infatti in alto a sinistra è disegnata l'insegna di piazza affari.
Sempre dipinto in trasparenza sui diagrammi c'è il Castello Sforzesco, deturpato da costruzioni a piramide che prepotentemente incombono in primo piano, come se volessero farlo arretrare ed allo stesso tempo oscurarne la bellezza.
Forse un allusione al passato e alle nostre tradizioni ormai obsolete?
A destra a fianco del Castello il grattacielo si staglia cercando di raggiungere il sole, conquista ed emulazione di progresso, ma solo quello tecnologico.
Quello vero, quello che dovrebbe veramente essere l'emancipazione dell'uomo, quello per il quale tutta l'umanità rispetta il pianeta dandoci la possibilità di avere diritto TUTTI al cibo ed all'acqua, quello... quello deve ancora venire!
Forse non lo vedrò mai.
Ecco perchè parlo di ipocrisia.
Nutriamo il pianeta... voi ci credete?
Ci credete che porterà posti di lavoro?
Ci credete che Expo sia una buona opportunità?
Certo, forse poteva esserlo, ma da quello che sento e vedo è ancora un modo per i pochi, potenti e sopra tutto sempre quelli di accumulare soldi e potere.
Perciò, scusate, io non ci credo!
Dicevo prima... ero assolutamente cosciente della provocazione ed infatti quando è stato il momento di commentare il mio quadro è venuto fuori di tutto.
C'è chi si è indignato e mi ha accusato di essere sadica. Ma come ti è potuta venire in mente un'idea simile? Qualcuno mi ha detto ed io ho risposto: E' quello che in realtà facciamo tutti i giorni, i tre quarti del mondo che soffre la fame lo abbiamo creato noi, e ancora ce lo stiamo mangiando.
Altri hanno invece capito e si sono solo limitati a commentare la realizzazione, dicendomi che magari sarebbe bastata solo la silouette del bambino per far capire comunque il sigificato.
Beh, io la vedo così, e non cambierei di una pennelata o colore quello che ho fatto.
Comunque sia volevo provocare per fare e farmi riflettere a quanto pare ci sono riuscita.
martedì 11 novembre 2014
Perchè preparare la tela
Dopo tutte le informazioni che vi ho dato riguardo alla preparazione dei supporti mi rendo conto che forse comprare una tela già pronta per essere dipinta è la soluzione più comoda, a meno che, come me, non si voglia usare il legno. In questo caso, l'avete visto, è tutta un' altra storia.
Bisogna sapere alcune cose prima di acquistare una tela.
Al di là del tipo di trama, più o meno grossa, ci sono tele sintetiche, tele di cotone, lino e canapa.
Le migliori, è inutile dirlo sono quelle in fibra naturale.
Mi raccomando! Escludete le sintetiche. Il risultato sarebbe deludente e forse vi scoraggereste subito.
Ma anche le tele in fibra naturale possono avere imprimiture differenti con effetti diversi.
Ci sono le tele preparate a gesso, le riconoscete perchè sono ruvide al tatto. Quando dipingete tendono ad assorbire molto colore. E' possibile in questo caso carteggiarle con carta vetrata fine.
Al contrario le tele ad imprimitura ad olio sono difficoltose in quando il colore scivola. Questo tipo di imprimitura si riconosce dal colore leggermente giallognolo. Se non si ha una pittura abbastanza materica, ovvero usando il colore a pasta ve le sconsiglio.
Infine quelle preparate con il bianco di titanio e gesso sono le migliori.
Ma dipingere sulla tela bianca non è la cosa migliore.
In primo luogo tutta quella superficie bianca spaventa un po', per lo meno a me fa questo effetto. Inoltre c'è un motivo molto preciso che spinge ogni pittore a preparare la tela con un colore neutro.
Sì, la superficie bianca oltre a disorientare è ingannevole.
I colori infatti risultano più scuri o più chiari, più squillanti o più spenti in base ai colori immediatamente vicini, cioè quello che normalmente viene chiamato contrasto.
A dimostrazione possiamo fare una prova molto semplice.
Prendiamo due fogli, uno bianco ed uno nero e mettiamo, ad esempio un quadrato grigio identico su ciascuno dei due fondi.
Ci si accorge immediatamente che sul bianco il grigio risulta scuro, ma lo stesso grigio sul nero risulta molto più chiaro.
E' un effetto della percezione del nostro occhio.
Ecco spiegata la necessità della preparazione di base con un colore neutro come ad esempio una terra di Siena naturale o bruciata, se si desidera un fondo " caldo " o una terra d'ombra naturale, logicamente diluite e stese in modo da creare una superficie di colore molto sottile, altrimenti la terra d'ombra risulterebbe notevolmente scura.
In questo modo i colori che andremo ad usare verranno percepiti dal nostro occhio nel tono corretto.
Vi aspetto alla prossima lezione in cui vi spiegherò in concreto diversi procedimenti di preparazione di questa base e del disegno.
Bisogna sapere alcune cose prima di acquistare una tela.
Al di là del tipo di trama, più o meno grossa, ci sono tele sintetiche, tele di cotone, lino e canapa.
Le migliori, è inutile dirlo sono quelle in fibra naturale.
Mi raccomando! Escludete le sintetiche. Il risultato sarebbe deludente e forse vi scoraggereste subito.
Ma anche le tele in fibra naturale possono avere imprimiture differenti con effetti diversi.
Ci sono le tele preparate a gesso, le riconoscete perchè sono ruvide al tatto. Quando dipingete tendono ad assorbire molto colore. E' possibile in questo caso carteggiarle con carta vetrata fine.
Al contrario le tele ad imprimitura ad olio sono difficoltose in quando il colore scivola. Questo tipo di imprimitura si riconosce dal colore leggermente giallognolo. Se non si ha una pittura abbastanza materica, ovvero usando il colore a pasta ve le sconsiglio.
Infine quelle preparate con il bianco di titanio e gesso sono le migliori.
Ma dipingere sulla tela bianca non è la cosa migliore.
In primo luogo tutta quella superficie bianca spaventa un po', per lo meno a me fa questo effetto. Inoltre c'è un motivo molto preciso che spinge ogni pittore a preparare la tela con un colore neutro.
Sì, la superficie bianca oltre a disorientare è ingannevole.
I colori infatti risultano più scuri o più chiari, più squillanti o più spenti in base ai colori immediatamente vicini, cioè quello che normalmente viene chiamato contrasto.
A dimostrazione possiamo fare una prova molto semplice.
Prendiamo due fogli, uno bianco ed uno nero e mettiamo, ad esempio un quadrato grigio identico su ciascuno dei due fondi.
Ci si accorge immediatamente che sul bianco il grigio risulta scuro, ma lo stesso grigio sul nero risulta molto più chiaro.
E' un effetto della percezione del nostro occhio.
Ecco spiegata la necessità della preparazione di base con un colore neutro come ad esempio una terra di Siena naturale o bruciata, se si desidera un fondo " caldo " o una terra d'ombra naturale, logicamente diluite e stese in modo da creare una superficie di colore molto sottile, altrimenti la terra d'ombra risulterebbe notevolmente scura.
In questo modo i colori che andremo ad usare verranno percepiti dal nostro occhio nel tono corretto.
Vi aspetto alla prossima lezione in cui vi spiegherò in concreto diversi procedimenti di preparazione di questa base e del disegno.
venerdì 10 ottobre 2014
La bellezza genera bellezza
Oggi non parlerò di pittura ma vorrei approfittare di questo spazio per dire una cosa molto importante.
Dunque...
Accendo il televisore per sentire le ultime notizie. Uomini che combattono gli uni contro gli altri, i politici che fingono di fare gli interessi dei cittadini, gente in fila per ore ed ore, come automi senza cervello per poter comprare l'ultimo modello di iPhone, ( e anche su questo avrei una considerazione da fare, ma mi serve un'altro post ).
Penso: sono io che non sono al passo con i tempi o l'essere umano sta correndo ad una velocità folle verso un precipizio?
Spengo la TV ed esco.
Parlo con la gente, ognuno ha la sua storia, mai banale.
Ognuno è un mondo fatto di gioie ma sopratutto di problemi, a volte sono storie di sofferenza, ma nonostante questo ogni persona è capace di grandi slanci, è solidale, sa dare affetto e comprensione.
Mi accorgo che nell'individuo c'è una grande bellezza.
La bellezza è contagiosa!
La bellezza crea altra bellezza!
Ma allora riprendiamocela questa bellezza perchè è l'unico vero senso della vita, è ciò che ci eleva e ci dà la dignità di chiamarci esseri umani.
Vedete... Abbiamo già cambiato il mondo
Dunque...
Accendo il televisore per sentire le ultime notizie. Uomini che combattono gli uni contro gli altri, i politici che fingono di fare gli interessi dei cittadini, gente in fila per ore ed ore, come automi senza cervello per poter comprare l'ultimo modello di iPhone, ( e anche su questo avrei una considerazione da fare, ma mi serve un'altro post ).
Penso: sono io che non sono al passo con i tempi o l'essere umano sta correndo ad una velocità folle verso un precipizio?
Spengo la TV ed esco.
Parlo con la gente, ognuno ha la sua storia, mai banale.
Ognuno è un mondo fatto di gioie ma sopratutto di problemi, a volte sono storie di sofferenza, ma nonostante questo ogni persona è capace di grandi slanci, è solidale, sa dare affetto e comprensione.
Mi accorgo che nell'individuo c'è una grande bellezza.
La bellezza è contagiosa!
La bellezza crea altra bellezza!
Ma allora riprendiamocela questa bellezza perchè è l'unico vero senso della vita, è ciò che ci eleva e ci dà la dignità di chiamarci esseri umani.
Vedete... Abbiamo già cambiato il mondo
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