mercoledì 29 giugno 2016

A proposito di Impressionismo


Mi sono molto  appassionata a preparare uno studio approfondito sugli Impressionisti, nonostante la mia pittura possa sembrare così diversa, ma in effetti molto del mio uso del colore deriva proprio da questa corrente pittorica.  Ho utilizzato per la prima volta la mia ricerca , suddivisa in tre lezioni teoriche , ad integrazione dei miei corsi di pittura che svolgo abitualmente presso l’Associazione Artistica Rosetum.  Il successo non è mancato e, con il passaparola, anche l’Associazione Artistica  Sirio mi ha chiesto di riproporre l’argomento,  organizzando  un corso di pittura  monotematico sulla tecnica pittorica degli  Impressionisti. Il corso si è articolato in dieci lezioni e si è  svolto presso i locali di Villa Scheibler. Mi sembra interessante divulgare una breve sintesi del mio lavoro  da dedicare a chi non ha potuto partecipare di persona e  in un prossimo articolo dare giusto spazio ai lavori dei miei allievi.
Ecco la sintesi :
 L’impressionismo è sicuramente la corrente pittorica che raccoglie ai giorni nostri i maggiori consensi , ne è dimostrazione tangibile l’enorme affluenza di pubblico che ogni nuova Mostra  richiama a se. E i più appassionati amanti dell’Impressionismo non sono necessariamente “addetti ai lavori”, anzi, i quadri degli artisti impressionisti sono conosciuti ed apprezzati anche e soprattutto da una fascia di utenza non così altamente  preparata in materia. Perché?       Da dove scaturisce questo fenomeno?  Sicuramente il primo motivo di fascino nelle opere degli Impressionisti è l’utilizzo del COLORE e della LUCE. Paesaggi e vedute, dipinti all’aria aperta, “en plein air”,  producono un’esplosione totale  di colori che diventano i veri protagonisti del dipinto. Luci e ombre hanno perso il loro contrasto ma si offrono ai nostri occhi come complementari le une delle altre, senza simbolismi, senza conflitti,  ma con l’unico scopo di offrirci un attimo di vita reale. E sono questi colori, puri e vividi,  a evocare nella nostra mente  il senso di movimento, perché le luci e le ombre non sono mai ferme. Ecco quindi  colori non mescolati e non sfumati, ma accostati nitidi e precisi, colori che non hanno più bisogno di inseguire il tratto del disegno, perché l’immagine solo delineata verrà completata dai nostri occhi, che alla distanza giusta la sapranno riconoscere.
Approfondiamo qualche dettaglio tecnico:
 Ecco le nuvole nei quadri  di Constable , non più bianche e azzurre, ma rinate nei gialli, nei verdi, nei rossi presenti nel resto del quadro, e solo così si “muovono”.

Non dimentichiamoci di quanto fu fortissimo in questi pittori l'interesse per l'illusione ottica e per lo studio della luce. Rousseau e Daubigny arrivano a dipingere gli stessi soggetti in ore e condizioni di luce diverse. L’utilizzo del colore nero viene bandito. I massimi scuri si ottengono con blu e bruni caldi a contrasto. Non esiste il nero assoluto in natura e nemmeno il bianco. Infatti le massime luci sono ottenute da gialli chiarissimi, come è evidentissimo nei quadri di Gustave Courbet e del suo  movimento denominato rèalisme.
Manet ribalta completamente il modo di esprimere in pittura le luci e le ombre. Create prima di allora “a tavolino” negli atelier con l’utilizzo di luce artificiale e quindi applicate convenzionalmente anche ai paesaggi, Manet dimostrerà che all'aria aperta non è possibile cogliere le gradazioni di passaggio tra la luce e l'ombra, i contrasti sono netti, le parti illuminate sono molto più brillanti che non in studio ed anche le ombre non sono così uniformemente grigie o nere dato che subiscono il riverbero degli oggetti circostanti, quindi risultano più colorate. Nessuno fino agli impressionisti aveva messo in discussione la credenza per cui ogni oggetto ha nella natura quella forma e quel colore definito e determinato.
Manet ed i suoi seguaci contestarono questo preconcetto scoprendo che, guardando la natura, non vediamo oggetti definiti ciascuno con il proprio colore, ma una mescolanza di toni che si fondono nel nostro occhio. Un albero dunque non sarà rappresentato in verde ma subirà l'effetto di molti colori, compresi quelli dello spazio e degli oggetti circostanti.
Pur intenti nei problemi di autorealizzazione artistica, gli Impressionisti approfondirono con attenzione le nuove scoperte scientifiche dell’epoca, in particolare nel campo dell'ottica, della composizione dei colori e della struttura della luce, come lo spettro cromatico di Bunsen e Kirchoff ( 1855 circa).      Lo scienziato più vicino alle teorie impressionistiche sul colore fu il chimico Chevreul, che iniziò lo studio delle armonie cromatiche. La tesi centrale era che i colori contigui s'influenzavano e modificavano reciprocamente. Viene osservato che ogni colore, visto da solo, è circondato da una debole aureola del suo complementare, per cui una macchia rossa su un supporto bianco avrebbe tinto di verde lo sfondo, ( fenomeno oggi noto come " persistenza  negativa dell'immagine). Fu proprio questa teoria che portò gli Impressionisti a dare all'ombra il colore complementare di quello dell'oggetto che la proietta, ed a sovrapporre i colori sulla tela perchè fosse l'occhio a fonderli, creando così tonalità  più intense di quelle ottenibili con la mescola sulla tavolozza. Gli impressionisti sfruttarono anche la scoperta che i colori complementari affiancati, se usati su ampie zone , s'intensificano reciprocamente, mentre se usati su scala  ridotta, guardandoli ad una certa distanza , si fonderanno dandoci toni che tendono al neutro.  Anche i primi esperimenti fotografici inflenzarono i pittori. Le prime fotografie su lastre presentano una sfocatura dovuta al movimento del soggetto, quest'effetto chiamato " alone "dissolve la purezza dei profili e suggerisce, come vediamo negli impressionisti, il senso del movimento. Per seguire e sviluppare le nuove teorie Claude Monet si era fatto adattare a studio una barca in modo da osservare e dipingere gli effetti dell'acqua direttamente sul fiume.  Egli capì che la natura muta ad ogni istante della giornata,  man mano che una nuvola oscura il sole o il vento increspa l'acqua. Così, volendo fermare l'attimo, non ha tempo di mescolare o armonizzare i colori, e tanto meno di stenderli a strati su un fondo marrone come facevano gli antichi maestri. Deve fissarli subito sulla tela con rapide pennellate, non curandone i particolari ma badando solo all'effetto d'insieme. I pittori nel passato sceglievano angoli di natura "pittoreschi". Qui invece tutto viene subordinato agli effetti della luce e dell'atmosfera che viene creata. Un nuovo senso di libertà e di espressione da all'artista un'immensità di soggetti. 
Dovunque il pittore scoprisse una bella combinazione di toni, una configurazione interessante di colori e di forme, un gioco di macchie di sole e d'ombra , questo e solo questo poteva diventare il soggetto per un quadro.  Tutti i vecchi pregiudizi del soggetto dignitoso, della composizione equilibrata e del disegno esatto erano accantonati .La battaglia degli impressionisti divenne un mito per tutti gli artisti innovatori in quanto dopo almeno trent'anni di incomprensione alla fine il trionfo dell'impressionismo fu completo.
E ancora  Manet, nei Selciatori in rue de Berne,  risolve le ombre non con colori scuri, come ci si aspetterebbe, ma con dei violetti chiari in contrasto al giallo. Il giallo è un colore caldo e quindi dà l'effetto della luce, il viola è freddo, e complementare al giallo, quindi anche se è chiaro dà l'effetto delle ombre. Inoltre, lo stesso lilla viene usato per risolvere la lontananza. Geniale, vero?  Stesso procedimento per  Monet – I covoni. La luce è gialla, colore caldo, le ombre sono violacee, colore freddo. Giallo e viola sono gli unici complementari la cui percezione è quella di luce-ombra, probabilmente perchè sono i più lontani nello spettro. L'osservazione della natura en plein air fece scoprire agli Impressionisti che le ombre sono colorate rivoluzionando il concetto del tono su tono utilizzato sino ad allora.    E …. il dipingere di getto ??  Non sono numerosissimi, nonostante si ritenga il contrario, i dipinti impressionisti realizzati “alla prima”, di getto, in una sola seduta. Le opere venivano impostate, lasciate parzialmente asciugare, dotate di una seconda o terza stesura e, infine, generalmente rifinite in studio per adattare la pittura ad un ambiente chiuso, in cui il quadro sarebbe stato fruito. Gli impressionisti hanno completamente abbandonato i tre principi illusori dei pittori accademici e cioè: linea, prospettiva secondo uno schema teorico e illuminazione artificiale. Gli  impressionisti  arrivano alle linee vive e vere, non strutturate in forme geometriche, ma formate da migliaia di tocchi irregolari che, a distanza, ricreano prospettiva  e profondità. 

 
Georges Seurat affrontava il problema scientificamente. Servendosi dei sistemi degli impressionisti come punto si partenza, studiò la teoria ottico-scientifica dei colori e dipinse i suoi quadri come fossero mosaici cioè attraverso piccoli punti di colori puri. Così facendo i colori si sarebbero fusi nella retina senza perdere di intensità e luminosità.Il puntinismo, questa era la sua tecnica,  evitava  ogni contorno disperdendo le forme in superfici composte di punti multicolori, il che comprometteva la leggibilità del quadro. Questo lo portò a semplificare e stilizzare le forme.  Un ruolo fondamentale è dato anche allo spessore della pasta. Senza questo spessore che dà movimento e volume al colore non si otterrebbe la stessa lucentezza.
 Il secondo motivo accattivante di questa corrente artistica è il SENSO DI IMMEDIATEZZA che trapela da queste opere. Sono quasi sempre opere che si offrono a noi con concetti di facile comprensione: la luce e il sole di un pomeriggio estivo, uno scorcio di Parigi, un riverbero nell’acqua , una veduta della campagna contadina che ci circonda , gli alberi, i covoni di fieno, la sinuosità di un corpo femminile.  Siamo tornati al paesaggio, ed è un paesaggio gioioso che vuole celebrare la vita come qualcosa di piacevole e festoso, e dove anche lo sfondo è protagonista . Solo più avanti, in quella che viene definita la corrente post impressionista o espressionista ,  rappresentata da Van Gogh, Gauguin e Munch , questa pittura  acquisterà una potente carica di drammaticità  e dolore penetrando nei segreti più profondi dell’animo umano.Gli impressionisti hanno bandito il concetto di “effetto” pittorico. A noi spettatori viene offerta l’esperienza soggettiva del pittore che osserva l’effetto e quindi la sua interpretazione emotiva in quel preciso momento.  Era del resto inevitabile questo capovolgimento radicale di interpretazione. La scoperta della macchina fotografica  svuota di significato la rappresentazione realistica della realtà , l’arte non può più riprodurre immagini ma deve comunicare, cosa….. una rappresentazione emozionale , una vibrazione cromatica che innesti, amplificandolo,  un ricordo sensoriale.Il talento di questi pittori, che tanto dovettero applicarsi allo studio della luce, sta nel cogliere l’effetto luminoso nell’istante in cui si trasforma in impressione. E più il risultato è raggiunto , maggiore risulta la gratificazione di chi osserva, che riesce a far proprio e a potenziare questo processo selettivo di osservazione della natura.
La grande novità dell’impressionismo è proprio la creazione di uno specifico linguaggio pittorico che abbatta i canoni oggettivamente riconosciuti di rappresentazione del reale, per essere definitivamente sostituita “cogliendo  l’attimo”. Quello che i pittori ci offrono non è più uno stereotipo costruito ma un fermo immagine.Svolta di non poco conto se si pensa che tutta l’esperienza culturale e artistica occidentale era basata su questo caposaldo, il perfetto naturalismo. E ben poco spazio di manovra avevano avuto nei secoli i pittori,  al servizio di mecenati che commissionavano per se’ soggetti religiosi, ritratti e decori per le proprie dimore.  Sicuramente il lavoro di questi “accademici” offriva loro maggiore continuità e garanzie. Ma il progresso non si può fermare, nascono la fotografia, il cinema , le nuove tecniche di riproduzione a stampa . E paradossalmente in una nuova civiltà di immagini la pittura si ritrova in un ruolo nettamente marginale. La rivoluzione Francese stessa ha radicalmente modificato le condizioni di vita e di lavoro degli artisti. I giovani pittori impressionisti hanno meno certezze di sostentamento di vita, risentono immediatamente dell’influenza del romanticismo e della cultura giapponese e sono pervasi dal desiderio di riuscire a esprimere la propria individualità.  Parigi e Monmatre sono il fulcro di questo fermento .E dunque da questo momento in poi l’arte attiva il suo processo di  cambiamento, non la riproduzione ma la comunicazione. Gli impressionisti ne preparano le basi dal punto di vista tecnico , il periodo successivo nel preparerà i contenuti. Per arrivare alle correnti più contemporanee, dove l’arte serve a mettere in comunicazione due soggetti, l’artista e lo spettatore, utilizzando una forma che può anche non riprodurre la realtà visibile. Le rivoluzioni a seguire saranno globali, espressionismo, cubismo,  futurismo, surrealismo e astrattismo.

IN  CONCLUSIONE .....questi quadri li amavamo tanto prima e adesso……. ancora di più?  Questa breve riflessione può generare  il desiderio di rivedere i dipinti impressionisti con un occhio più attento e preparato ?  Spero proprio di sì, a me è successo! 
 
E, per chi, nella sua tavolozza, si sente un po’ Impressionista e vuole provarne il fascino,, cosa suggerire:
Riassumiamo la tecnica:
Scelta del soggetto:
Vedute di paesaggi, case e strade di campagna, marine o paesaggi fluviali in cui i riflessi di luce, sia dell'acqua, ma anche di un bosco piuttosto che di una strada siano l'elemento di maggiore interesse.Qualunque sia la scelta, anche laddove vi siano figure, deve essere in piena luce
Esecuzione:
Alla prima, cioè senza preparazione della tela o al massimo una preparazione sui toni neutri possibilmente non uniforme.L'esecuzione deve essere molto veloce, senza preoccupazioni di definire con precisione i particolari ed i contorni. La forma ed il disegno devono essere subordinati al colore.La prima impressione è quella che conta, non ci devono essere ripensamenti. Possibilmente va fatta una sola stesura e le eventuali sovrapposizioni andranno eseguite durante questa fase. Solo se si dovranno rafforzare alcune luci od ombre si potrà dare in seguito qualche pennellata di ritocco, ma sempre con grande economia.
Scelta dei colori:
eliminazione del nero, dei bruni scuri e dell'ocra per dare spazio ai colori primari e derivati di essi
Uso del colore:
Evitare le mescole dove possibile, accostare i colori complementari nei contrasti di luci e ombre le quali saranno del colore complementare a quello dell'oggetto che le proietta.
Pennellata:
La pennellata deve essere sciolta, veloce, formata da brevi tratti di colori diversi accostati, non mescolati. E' anche possibile, anzi preferibile diversificare il tipo di pennellata rispetto a quello che si deve dipingere

Quindi…..per i pittori che desiderano cimentarsi in questa avventura……

                                              BUON   LAVORO !!

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